Forbici, British rock e piacere

il sottile filo tra dolore e piacere

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    Batacchi
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    Sai essere anche insospettabile da fuori. Ma grattando la scorza, stracciando i veli del contegno la polpa palpitante della femmina si contrae va un ritmo beffardo

    Progetto goccia cinese. Tortura di piacere. . .
    Legata mani al tavolo gambe no. . . Mi servono spazi di manovra. Non c'è sfizio manco a spogliarti. Molto meglio tagliare i vestiti dove interessa. Sollevare il tessuto della camicetta,farti assaggiare il freddo della lama delle forbici. Sentire il tuo respiro irregolare, la leggerissima sudorazione della tua pelle.
    Solo quella ti tradisce perché non dici una parola, non mostri paura anzi con lo sguardo sfidi pure.
    Ti ho piantato gli occhi negli occhi ogni volta che ho preso le forbici, sotto la camicetta i tuoi capezzoli sono durissimi. Non dici niente ma sussilti ogni volta che li sfioro con la parte non tagliente delle lame. La tua sfida è respirare più silenziosa del rumore del tessuto che si strappa. Te lo faccio apposta: mi fermo e tu lo trattieni. Ricomincio poi mi fermo di nuovo.
    Praticamente decido io quando respiri.
    Passo ai pantaloni. Niente mani, mordo la carne delle tue cosce e sollevo il tessuto gustando a un centimetro la vista della tua pelle che si rivela sotto il pantalone bianco. Spingo con le forbici lungo la fessura della figa. I tuoi succhi da troia fanno incollare gli slip bianchi facendo un calco della figa.
    Hai perso: stai ansimando. L'odore dolce salato selvaggio della tua figa da troia si spande nella stanza.
    Inebria i sensi, peggio della più forte sostanza psicotropa.
    Taglio lo slip ai lati ma lascio un lembo per lato . . . Voglio strapparlo contro le tue carni.
    Brucia ma non dai soddisfazione, vedo solo che stringi i denti.
    I tuoi slip lacerati e zuppi di te diventano la tua benda e il tuo stesso odore ricorda a te stessa ancor prima che a me quanto sei troia.
    Ti tolgo la benda.Prendo il tuo telefono chiamo chi sai benissimo che non può, non deve sentirti eccitata, ti forzi a mantenere un tono che non faccia sospettare. Ma il tuo eloquio è confuso, i concetti opachi, provochi la perplessità del tuo interlocutore.Ti ritrovi a balbettare ansimare affannata e ti rifugi nella banale scusa che stai facendo le scale. Ti do il consenso tronchi la telefonata penetrando il mio sguardo con i sardi d'odio delle tue pupille.
    Ti bendo di nuovo.Buio. Apro le labbra lambisco il clito, lo scappuccio piano. . . Poi niente. . . Senti una cosa umida ruvida che ti tocca. . . La mia lingua, ti accarezza poi smette. Silenzio. Buio.. . . Dolore del mio ceffone che ti colpisce la figa a frusta, a mano piena col dorso. L' unghia del dito medio impatta contro il pistillo del clito. Spalmo i succhi sullo sul tuo sfintere. Perdi il controllo e mascheri il tuo urlo acuto con un gemito.
    Ora soffio sul tuo seno. . . Poi lo mordo e succhio . Senti il mio respiro vicino. . . Mordo le tue orecchie ti ringhio che sei una troia. Rovisto nella tua figa e spalmi il tuo succo su te. . . sul tuo orgoglio, sulla tua pelle. Scelgo la bocca. Via la benda. Occhi negli occhi. I tuoi sgranati . . . Spingo come a scoparti la bocca ogni affondo tocco l ugola. Stavolta decidi tu: se vuoi vivere devi ingoiare.
    Lo fai. Respiri forte . Ti bacio senza delicatezza. Erezione quasi subito. Ti masturbo ti porto ad un passo dall' orgasmo, ti sposto, ora sei ammanettata a pecora, ti saluto e vado via ti lascio cosi a pecora. Marina bagnata troia legata affamata. Metto la musica pink floyd, "great gig in tue Sky". Così non sento troppo forte la tua richiesta di liberarti.
    Vado via col cazzo gocciolante della tua saliva ancora eccitato ma preferisco umiliarti andando via. Sbatto la porta forte x fartela sentire.
    Passano 1. . . 2. . . 3. . . 4 minuti. Sei lì ferma . . . L'assolo straziante della canzone rimbomba nelle tue ossa e interpreta la melodia del tuo tumulto di sensazioni inappagate.
    Non avresti mai creduto di urlare più forte della canzone perché sono rientrato in silenzio. Eri a pecora. . . Ti ho inculato con slancio . . . Una cavalcata dolorosa, furiosa, folle. Una mano nella tua figa l'altra e afferrare, crudele, il capezzolo sinistro torcendolo e raddrizzando la tua schiena mentre mordo forte la tua spalla. Poi sposto una mano sui tuoi lunghi capelli trasformandoli nelle redini di una cavalla che credeva di essere indomabile. Ti sculaccio forte Vieni due volte. . . L'ultima assieme a me urlando. Irrorò le pareti del tuo intestino col mio seme
    Esco da te e rimango a contemplarti, ancora scossa dall'orgasmo, i tuoi globo arrossati, la tua figa da dietro ancora aperta e palpitante. Il tuo buchino del tuo culetto semi aperto arrossato si contrae irregolare, rilascia il mio seme è una visione ipnotica, tu rabbrividisci per un filo di imbarazzo per il mio sguardo che rovista in questo tuo momento intimo. Ti sei guadagnata la tenerezza, spalmo la pozione di noi su di te, sul culo, massaggio il buchino irritato, ho cura di ciò che profano. "Tesoro, credo che oggi non potrai stare seduta per tanto tempo". Ti accompagno in doccia, magari la facciamo assieme...
     
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