Scene da un matrimonio: 1 - la partita

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  1. martinalapeste
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    «Bello!!!» esclamo soddisfatta, mentre chiudo il libro che ho appena finito di leggere. Tanto entusiasmo sembra tuttavia non riscuotere alcun interesse e così, qualche istante dopo, ribadisco «Davvero bello! Leggilo appena puoi, perché ne vale davvero la pena!»
    «Eh? Come? Si, certo…» mi risponde distrattamente, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
    Ma che tristezza… guardo me, guardo lui, guardo la scena e mi dico che sembriamo due settantenni: seduti agli estremi opposti del divano, a un metro l’uno dall’altra, ma separati da un muro d’aria pieno di frasi fatte che prorompono dalla televisione: “il lancio in profondità… stoppa elegantemente la sfera… anticipa l’avversario con perfetta scelta di tempo… la presa sicura del portiere…
    Provo ad avvicinarmi; mi distendo verso di lui, appoggio la testa su una sua coscia e mi accoccolo un po’, ma gli faccio lo stesso effetto che avrebbe potuto fargli il gatto della vicina: una carezza distratta, meccanica e poi si lascia di nuovo rapire dalla partita.
    Ogni volta è così: fortunatamente di partite non ne guarda molte; ma la volta in cui ce n’è una che davvero gli interessa, non ce n’è per nessuno, me compresa! Sospiro e guardo lo schermo in alto a sinistra: cinquantunesimo minuto! Faccio due calcoli e mi deprimo ulteriormente: ancora trentanove minuti più recupero, sempre che non vadano ai supplementari! E cosa faccio per tutto questo tempo? Prendo un altro libro? Ne approfitto per mettere un po’ in ordine? vado a letto? Comunque sia, qualunque cosa decida di fare, so che dovrò farla da sola, perché è come se lui non esistesse.
    Improvvisamente ho un moto di rabbia: eh no, penso, posso capire tutto, ma non che – sia pure per un’ora e mezzo – possa preferire qualcun altro a me: peggio che peggio, se questi qualcun altri sono degli energumeni in pantaloncini e gambe pelosissime che corrono dietro a un pallone! Decido di agire e comincio ad accarezzargli piano piano una coscia, poi mi muovo un po’… salgo, scendo… risalgo, ridiscendo… mi fermo, ricomincio… poi arrivo proprio “là” e continuo la mia carezza come se nulla fosse. Lui continua a guardare la partita: la sua testa è proiettata all’Old Trafford, ma il suo coso sembra evidentemente molto più interessato ad altro…
    L’arbitro fischia: sarà punizione, da una posizione moooolto favorevole… le proteste dei difensori… a te cosa pare Beppe?... No no, Fabio: il fallo c’è ed è grande come una casa!”
    E’ vero, penso sorridendo, il fallo è proprio grande come una casa… ed è anche bello duro! Gli abbasso i pantaloni (che comodità le tute…), glielo tiro fuori, lo guardo per un secondino e poi parto all’attacco!

    «Eh? Cosa? Ma cosa fai?» esclama, dopo essersi (finalmente) accorto di cosa stia succedendo, ma ormai il suo membro è già sparito nella mia bocca: lo succhio intensamente con ampi movimenti della testa in su e in giù, accompagnati anche da un ulteriore moto elicoidale che mi permette di non trascurare nemmeno un millimetro quadrato del suo bel pistolone.
    Continuo a succhiare, poi mi stacco e lascio cadere un po’ di saliva sul glande, la guardo scendere lentamente sull’asta e la spalmo un po’ dappertutto con la mano: stringo il pugno e lo masturbo un po’, con movimenti lenti e molto ampi… ogni tanto si do una leccatina sul prepuzio, ma le attenzioni principali la mia bocca le dedica al suo tronco: gli bacio, succhio e mordicchio i capezzoli, il collo, la zona attorno all’ombelico… gli lecco i fianchi e poi torno a dedicarmi ai suoi “paesi bassi”: continuando a masturbarlo con la mano, mi diverto a prendergli in bocca prima un testicolo, poi un altro, aspiro profondamente quasi volessi ingoiarli e poi risalgo tutta l’asta fino a riprendere in bocca il glande.
    Intanto, lui dimostra di apprezzare e cerca di portarmi più vicina a sé per potermi in qualche modo “rendere il favore”, ma io resisto e non mi muovo dalla posizione in cui mi trovo: «stai buono e lasciami fare» gli dico. Mi diverto a giocare con la lingua, alternando colpettini rapidi e sguscianti dati con la punta a leccate ampie, come pennellate; lui cerca il mio corpo con le mani in modo sempre più febbrile, finché lascio che mi sollevi la maglia e cominci ad accarezzarmi i seni.
    Sa come toccarmi: conosce alla perfezione ciò che mi piace e, ovviamente, lo fa: si lecca la punta dell’indice e del medio e poi comincia a strizzarmi i capezzoli fino a farmi quasi male: avverto una specie di scossa elettrica che mi arriva fino al clitoride, ho voglia che me lo tocchi, che me lo lecchi, vorrei che me lo torturasse fino a farmi urlare, ma resisto, perché oggi DEVO fare tutto io. Decido di porre fine al mio tormento accarezzandomi da sola, mentre continuo con la bocca a farlo impazzire di piacere, ma prima devo fare un’altra cosa: afferro una cosa dal pavimento e faccio un rapido movimento con il dito, poi la rilascio e, finalmente, comincio a masturbarmi.
    Ora la stanza è piena dei nostri sospiri che si fanno sempre più frequenti: io sono eccitatissima e con pochissime carezze arrivo a un orgasmo che è come un fulmine, che parte dal mio clitoride e arriva fino al cervello; completamente appagata, decido che è giunto anche il “suo” momento: gli prendo in bocca il glande, lo faccio appoggiare con il prepuzio sulla mia lingua e comincio a muoverla con movimenti appena impercettibili, mentre succhio avidamente. Intento il mio dito medio, fradicio dei miei stessi umori, si fa strada tra di lui, giocherella sul suo perineo e poi sull’orifizio anale fino a penetrarlo lentamente ma inesorabilmente.
    Continuo il lavoro con la bocca, mentre con il dito mi faccio strada dentro di lui, che intanto si agita sempre di più; con il polpastrello avverto chiaramente la prostata e gliela accarezzo; poi, sempre senza mai togliere il glande dalla mia bocca, lo succhio più forte che posso mentre, contemporaneamente, aumento la pressione del dito, contraendolo come se stessi schiacciando il grilletto di una pistola: lui viene urlando, contorcendosi come se fosse seduto su una sedia elettrica e spingendosi dentro di me fino quasi a soffocarmi.
    Ingoio i primi fiotti, e non avrei potuto fare altrimenti, e lascio invece ricadere sul suo pene quelli successivi, che poi lecco e succhio rumorosamente fino a che non implora pietà: a questo punto mi stacco definitivamente da lui ed estraggo il dito; lui si guarda attorno un po’ spaesato e poi esclama: «Ma… e la partita?»
    «Non te ne eri accorto? – gli rispondo – ho cambiato canale almeno cinque minuti fa!»
     
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  2. Mätteø
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    :sorp: però...."ci sai fare" per soddisfare un uomo....



    e come al solito complimenti anche per come scrivi..sempre bello leggerti....:) :P
     
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    wow!belle queste "avventure matrimoniali"
     
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  4. Shinici
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    Sempre bello leggere come possa continuare ad essere eccitante il sesso anche da sposati, mi rassicura! :D
     
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  5. elpanza
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    Complimenti per il servizio ....
     
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  6. monellino79
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    davvero favolosa.....
     
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5 replies since 26/8/2011, 08:45   377 views
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